VENERABILE ANTONIO PAGANI - San Francesco Grande - Padova

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FRATELLI ILLUSTRI A PD
Venerabile Antonio Pagani (1526-1589)
 
Marco Pagani, veneziano di nobile e agiata famiglia, nacque nel 1526 e da bambino, rimasto orfano di padre a quattro anni, amava frequentare i Minori del convento di San Francesco della Vigna. Crescendo, si sentì attratto da quel genere di vita, ma non poté continuare a frequentare il convento a causa della ferma opposizione della madre. Frequentò gli studi universitari a Padova e a 17 anni ottenne la laurea in Diritto. In questi anni ebbe modo di frequentare il convento di San Francesco Grande, a pochi passi dall’università, dove numerosi erano i religiosi di vita santa e grande sapere. Solo alla morte della madre indossò il saio francescano, con il nome di frate Antonio.
Dopo l’anno del noviziato venne destinato all’insegnamento nel convento di San Francesco della Vigna, ma non si limitò a questo suo incarico: andava a predicare ovunque fosse chiamato, sempre ascoltato con ammirazione. All’apostolato della predicazione affiancava quello della “penna”, trascorrendo le notti parte dinanzi al tabernacolo e parte al suo tavolo, intento a scrivere libri per il bene delle anime. Di lui ricordiamo: Il Discorso della penitenza, Lo Specchio dei Fedeli, Il Tesoro dell’umana salute.
La sua fama di sacerdote illuminato e profondo teologo convinse i superiori a farlo invitare, in qualità di teologo, al Concilio di Trento, dove si distinse per saggezza e dottrina. Fu qui che tenne il celebre discorso De reformatione Ecclesiae.
Lo stesso cardinale di Milano, san Carlo Borromeo, lo avvicinava spesso per consigli e a lui venne affidata la ristampa delle opere di san Bonaventura.
Nel 1562 si trattenne a lungo nel convento di San Daniele di Lonigo. Fu poi per 16 anni nel convento di San Biagio di Vicenza, città in cui molti si posero sotto la sua direzione spirituale, impegnandosi nel soccorso ai bisognosi, la visita ai carcerati, l’assistenza agli infermi e l’insegnamento della dottrina cristiana.
Il Pagani fu uno dei più illustri promotori dell’insegnamento del catechismo al popolo e molti lo vollero seguire più da vicino nel raccoglimento, nel silenzio, nella penitenza, perfino nell’abbandono di ogni cosa. Fondò perciò la Compagnia degli uomini della santa croce, nella quale entrano i personaggi delle più illustri famiglie, vivendo in comunità come i religiosi, e la Compagnia delle donne, chiamate delle Dimesse, alla quale le dame della città fanno a gara d’appartenere, sottoponendosi anch’esse alla vita comune.
Venne proposto vescovo di Chioggia e a dignità e uffici molto onorifici, ma sempre oppose un umile rifiuto. Dopo aver ottenuta licenza dal ministro generale, si costruì, nello stesso convento di San Biagio, un piccolo ritiro dove passava lunghe ore, assorto nella preghiera e nella mortificazione. Sempre spinto dal suo spirito penitente, si ritirò quindi nei colli Berici, all’eremo di San Felice, presso il laghetto di Fimon, e qui innalzò pietra su pietra, senza un po’ di calce, una piccola cella di sette piedi e vi si chiuse, macerando il corpo estenuato col digiuno più rigoroso e con la penitenza più dura. Su quel colle solitario saliva un gran numero di persone che egli consolava con i suoi consigli. Nell’eremo di San Felice continuava a scrivere libri pieni di profonda dottrina. Padre Pagani passava anche in più rigorosi ritiri, come sul monte di Serego presso Lonigo, e nelle grotte di Custoza.
La sua vita penitenziale lo ridusse quasi allo stremo e a questo punto il ministro generale gli “ordinò” di tornare alla vita comune del convento. Si ritirò quindi nel solitario conventino di San Pancrazio a Barbarano.
Si spense il 4 gennaio 1589 nel convento di San Biagio di Vicenza. I suoi funerali furono il “trionfo” di un santo, che faceva piovere dal cielo grazie su quelli che a lui facevano ricorso. A cinquant’anni dalla morte gli ex-voto appesi alla sua immagine erano oltre 400.
Padova ospita l’istituto della Dimesse, erede dello spirito francescano e dell’operosità del suo fondatore. 
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