Transito 2015 - San Francesco Grande - Padova

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S. FRANCESCO 2015
TRANSITO DI SAN FRANCESCO
...in cammino dal santuario di San Leopoldo
e dalla basilica di sant'Antonio
alla chiesa di San Francesco
Laudato sii, mi Signore,
per sora nostra morte corporale,
da la quale nullo homo vivente po' skappare

Questi versetti introducono il ricordo della morte di San Francesco d'Assisi (transito), celebrato per la prima volta a Padova con la presenza dei tre rami francescani uniti insieme: Frati Minori, Frati Minori Conventuali e Frati Minori Cappuccini. Un evento straordinario non solo per questa unione ma anche per l'immensa folla di fedeli che hanno partecipato a questa liturgia.

La vita, l'intera vita di Francesco è stata una ricca ininterrotta, continua, costante di Dio. Dio egli ha desiderato e cercato con l'ardore e la tenacia dell'amante. Dio sopra ogni cosa...Dio prima delle proprie ed elementari esigenze personali.
I frati che vissero con lui, sanno molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento, affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlasse, con quale tenero amore discorresse con Lui. Era davvero molto preoccupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Quante volte, mentre sedeva a pranzo, sentendo, o pronunciando lui, il nome di Gesù, dimenticava il cibo temporale e, come si legge di un santo, "guardando non vedeva e ascoltando non udiva". C'è di più, molte volte, trovandosi in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lde di Gesù.

Erano ormai trascorsi vent'anni dalla sua conversione e, come gli era stato comunicato per divina rivelazione, la sua ultima ora stava per scadere. Aveva amato Gesù con tutto il cuore, tenendo costantemente nel pensiero il suo ricordo, sempre lodandolo con la parola e glorificandolo con le sue opere fruttuose. Amò Dio con tanto ardore e profondità che, al solo udirlo nominare, come se si sentisse liquefare il cuore, effondeva il suo animo commosso, dicendo:  "lo ho fatto la mia parte, Cristo v'insegni la vostra".
Voleva di certo essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce. 
E vero imitatore di Cristo suo Dio, in tutto amò sino alla fine i fratelli e figli che aveva amato fin da principio. Fece adunare tutti i fratelli presenti nel luogo e li esortò con affetto di padre all'amore di Dio. Parlò a lungo della pazienza, dell' osservanza di madonna povertà, raccomandò più di ogni altra regola il santo Vangelo.
Tutti i fratelli gli stavano intorno. Egli stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia a forma di croce - un gesto che egli tanto amava - e li benedisse, presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso. 
«Addio, voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre! E poiché si avvicina l'ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso! lo infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia».
E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro, sino alla fine dei secoli. Si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e a ciascuno ne diede un pezzetto da mangiare.
 Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia dicendo: 
«Prima della festa di Pasqua, sapendo Gesù ch'era giunta l'ora di passare da questo mondo al Padre ... ». 
Lo fece in memoria di quell'ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli.
Detto questo, chiamò a sé due suoi frati e figli prediletti, perché a piena voce cantassero le lodi del Signore con animo gioioso per l'approssimarsi della morte, anzi, della vera vita.
 Passò in inni di lode i pochi giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e, con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al divino amore. E perfino la morte, a tutti temibile e odiosa, esortava alla lode; le correva lieto incontro, invitandola: ben venga mia sorella morte.
Diceva ai fratelli: «Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi nudo sulla terra come l'altro ieri, e, morto che sia, lasciatemi giacere così per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada». 
E come gli fu possibile, proruppe in questo salmo: 

Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore; 
davanti a lui effondo il mio lamento, al tuo cospetto sfogo la mia angoscia. 
Mentre il mio spirito vien meno, tu conosci la mia via. 
Nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio. 
Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce.
Non c'è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita.
lo grido a te, Signore; dico: Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia sorte nella terra dei viventi.
Ascolta la mia supplica: ho toccato il fondo dell'angoscia. 
Salvami dai miei persecutori perché sono di me più forti. 
Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome: 
i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia. 
Giunse infine la sua ora ed essendo compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio.

Le allodole, che sono amiche della luce e hanno paura del buio della sera, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e, roteando a lungo con insolito giubilo, resero testimonianza alla gloria del Santo, che tante volte le aveva invitate a lodare Dio.

Era l'anno dell'Incarnazione 1226, il 3 ottobre, di sabato. 
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