FRATE GUIDO VIVALDI - San Francesco Grande - Padova

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FRATELLI ILLUSTRI A PD
Frate Guido Vivaldi (1923-1995)
 
Frate Guido Vivaldi, nato a Minerbe di Verona il 27 settembre 1923, ha dedicato tutta la sua vita a incarnare il ruolo del “frate cercatore”. Papa Onorio IV, nel 1223 approvò la regola dei Minori in cui è scritto: «La Regola dei frati Minori è questa, cioè osservare il santo vangelo del Signore Nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio, e in castità». La “questua”, per il convento, ma soprattutto per i bisogni dei poveri, diventa per gli “ordini mendicanti” un gesto che dà valore alla solidarietà. «E come pellegrini e forestieri in questo mondo – dice lo stesso san Francesco – servendo al Signore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia. Né devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo». E aggiunge: «In verità vi dico, che molti nobili e sapienti di questo mondo verranno nella nostra fraternità e stimeranno grande onore l’andare per elemosina con la benedizione del Signore».
Quando il 21 maggio 1994 frate Guido celebrò il 50° di professione religiosa, nessun padovano poteva dire di non averlo mai incontrato per strada, con ogni tempo, in ogni stagione! Frate Guido girava infatti tutta la città, con la sua capiente sacca a tracolla, che individuava subito la sua missione. Suonava i campanelli per raccogliere le elemosine: un tozzo di pane, un po’ di pasta, qualche lira e, alla fine del mese, un buon gruzzolo non manca mai. «Le porte in genere si aprono – scriveva un articolo della Difesa del popolo del 7 maggio 1989 – sia pure, talvolta, dopo un po’ di esitazione, per timore di sgradite sorprese: ma quando appare la tonaca e la figura bonaria di frate Guido la paura scompare e un’offerta non manca mai. Pochissimi i casi di rifiuto o, peggio, di villania; e se accade, il francescano non ci fa caso, né si preoccupa se qualche studente vetero-goliarda gli fa gli sberleffi».
Le offerte raccolte venivano destinate ai poveri e agli emarginati, ai senza dimora, ai disoccupati, agli invalidi. Più di recente venivano trasformate in buoni pasti caldi da consumarsi presso le cucine popolari, in sostituzione di un piatto di minestra che, in anni passati, veniva distribuito nel convento di via San Francesco.
Naturalmente la funzione di frate Guido nel suo quotidiano “scarpinare” non è solo quella di cercare elemosine, ma anche anime: si dedica a visitare, aiutare e confortare persone sole e sofferenti, soprattutto anziane. Il suo arrivo è accolto con gioia e su di lui vengono riversate pene e dolori sia fisici che morali e confidenze che egli tiene per sé.
«E quando se ne va – conclude l’articolista – frate Guido Vivaldi lascia dietro di sé serenità e pace: il dolore sembra meno vivo, la prova più sopportabile, riaffiora la speranza nella vita».
 
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