Altare del SS. - San Francesco Grande - Padova

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LA CHIESA
L'ALTARE DEL SANTISSIMO
L'altare del Santissimo o del Redentore, è stato realizzato tra il 1657 e il 1669 nella cappella dedicata originariamente a San Giuseppe e ceduta dalla famiglia Lion a padre Paolo da Piove di Sacco. L'intento era quello di dare degna collocazione a un'immagine di Cristo portatroce, forse di scuola del Mantegna, particolarmente cara alla devozione popolare, che era precedentemente collocata su di un pilastro. L'ideazione dell'imponente apparato barocco si deve al ticinese Giuseppe Sardi, importante protagonista dell'architettura seicentesca veneziana. Il monumento dai forti chiaroscuri, è costituito da un elaborato frontale marmoreo, un altare con paliotto intarsiato e ciborio di marmo, un fondale costituito dal dipinto su tela del Cristo, una ricca cornice lapidea che elenca gli strumenti della Passione e una ulteriore tela esterna raffigurante l'innalzamento degli strumenti della passione di Cristo e del Cristo portacroce con angeli in volo che spingono verso l'alto la composizione centrale.
Gli strumenti della passione, come la lancia del centurione Longino, la corona di spine, le verghe e le colonne della flagellazione, i dadi dei soldati romani, la scala della deposizione, la croce stessa sono "arma Christi", hanno un significato che va oltre alla loro essenza letterale concreta: sono armi spirituali, mezzi intercessori di salvezza in cui l'umanità può cercare rifugio, consolazione e aiuto dalle tentazioni terrene. Gli intarsi di pietre dure con cui sono effigiati nella cornice al ritratto di Cristo sono stati collocati su un fondo di marmo nero che ne esalta il colore.

Su questo monumento la proposta di restauro conservativo dell'istituto veneto per i beni culturali ha realizzato una pulitura generale con verifica dello stato di saluto delle singole parti per mappare le anomalie e verificare la funzionalità a causa della corrosione e saranno rimosse e sostituite le stuccature non coeve.
La prima chiesa di san Francesco è quattrocentesca, di impianto romanico. Quella attuale è frutto di una lunga serie di interventi, primo di tutti il vasto lavoro di ampliamento che si rese necessario all'inizio del Cinquecento per l'espansione della comunità claustrale. di cui fu responsabile Lorenzo da Bologna. In questo stesso periodo si procedette anche all'ampliamento del convento con la realizzazione del secondo chiostro con il nuovo dormitorio e la biblioteca, oggi parte dell'istituto magistrale. Al 1523 risale la commissione data a Girolamo Tessari, detto dal Santo, di affrescare la seconda cappella della navata destra dedicata originariamente alla Madonna della Carità. Il pittore, come ebbe occasione di spiegare la storica dell'arte Laura Sesler, vi esalta la centralità di Maria nella storia umana, attesa dalle generazioni che la precedettero e esaltata nei secoli a seguire.

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